Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

do 24 • Di modo che se nel regime realistico della narra­ zione Simpson può disporre di tutte le certezze di lin­ guaggio (la sua parola è piena di vero amore, la sua let­ tera « lunga ed elaborata » giunge « davvero » a destina­ zione, i suoi soliloqui narcisisti hanno pretesa esplica­ tiva, ecc.), nel co _ dice mitico gli viene a mancare ogni certezza e stabilità di linguaggio in quanto il mito è una parola nobile, che scivola via, che fa presa a tratti senza peraitro rapprendersi e trattenere alcunché (almeno fino a quando rimane libera, non inserita nel casellario mito­ logico atto a tramandare). Di un segno « enigmatico » dunque si tratta, che non sembra rivolgersi a nessun destinatario, che si sottrae alla classica categoria erotica giovane vs vecchia (ben altri sono i termini di paragone del racconto), e che la retorica, nel suo repertorio talvolta inadeguato, defini­ rebbe una sineddoche: dicendo il tutto, la miniatura tace altresì la parte: la data di esecuzione dell'oggetto che, risalendo a circa cinquant'anni prima, pertiene a un tem­ po « impossibile» (si veda a questo proposito il mezzo secolo di The Cask of Amontillado quale lasso di tempo inaccettabile). « Madame Eugénie Lalande, quasi Simpson - for­ merly Moissart»: in questo quasi che mette fine all'av­ ventura di Simpson non solo è raccolto uno dei sensi possibili di The Spectacles, ma si riassume in esso uno dei sensi fondanti la letteratura stessa. E non già per una questione morale o di atto mancato la letteratura si ar­ resta dinanzi a un quasi e rifluisce in un niente la nar­ razione - è piuttosto perché, come scrive a ragion ve­ duta Barthes, « 'ciò che succede ' nel racconto dal punto di vista referenziale (reale) è alla lettera niente » 25 • È il succedersi di un niente, antico progetto mallarmea­ no, a originare l'unico fatto degno di questo nome della letteratura: il fatto linguistico, e a generare l'unica cosa 157

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