Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

organi; la stessa impazienza della forma esclamativa tra­ disce il desiderio dell'io di fagocitare l'occhio, di essere « i Pittori », soggiogando le forme della natura a rappre­ sentare il pensiero, riempendone il vuoto originario, giu­ sta l'assioma enunciato proprio negli stessi mesi: « il Linguaggio e tutti i simboli danno esteriorità ai Pensieri I e questa è l'essenza filosofica e il proposito del Linguag­ gio / » (Not., 1387 8.106 f54; apr.-giu. 1803). La parola topografica - e nella tradizione inglese la poesia topographical, o locodescriptive, costituisce un ge­ nere a sé - si viene così a trovare a un punto di raccordo particolarmente delicato: essendo « locodescritta », è le­ gata da un patto di fedeltà alla scena esterna, che l'oc­ chio-pittore raccoglie e dispone; ma essendo Parola (Sim­ bolo, Logos, Creatore!), è in rapporto diretto con l'io­ poeta, il camaleonte, dirà Keats, che toglie dalle forme esterne il proprio sembiante. Qui è la radice dell'assillo descrittivo che sospinge Coleridge, almeno fino al tor­ mentato ritorno da Malta, per miglia e miglia di va­ gabondaggio; per migliaia di pagine di lettere, annota­ zioni. Descrivere, sembra essere il suo imperativo este­ tico, del quale si sente perennemente al di sotto: « non sono, né mai lo sono stato, bravo nelle descrizioni. - Vedo quello che scrivo / ma ahimé [ ! non so] scrivere quello che vedo », si lamenta con la moglie in apertura di una lunghissima e descrittiva lettera dalla Germania (17 mag­ gio; 1799; Letters, val. I, p. 503). All'amico Thomas Poole confida nella stessa occasione una riflessione più analitica: « Quale può essere il motivo per cui riesco così male nelle Descrizioni? è perché non ho pratica di pittura, e non ne conosco neppure i principi fondamen­ tali? - o non è vero che altri sono realmente stati ca­ paci di descrivere? - Mi viene da sospettare che quelle che son considerate belle descrizioni, producano il loro effetto quasi unicamente grazie all'incantesimo («charm») di parole che, prese a una a una e in combinazione, 135

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