Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

cità » (Kafka) che è il reale in tutta la sua precarietà e caducità: come teatro della vita e del sapere e del sen­ timento dell'uomo. Così è nato Miti e figure del moderno. Il quaderno successivo porta ancora annotazioni confuse e informi della lettura estiva delle Oeuvres e di parte dei Cahiers di Valéry e della lettura dei due volumi della Correspon­ dance di Flaubert, a cura di J. Bruneau, Pléiade, Galli­ mard, Paris 1980 2 e 1980 (i due volumi pubblicano le lettere fino al 1858). La lettura della Correspondance di Flaubert, se è ancora possibile usare questo linguaggio, è stata una delle grandi letture della mia vita (al punto di pensare con gioia e speranza al tempo in cui usci­ ranno i due prossimi volumi). Non so ancora se di qui uscirà un mio lavoro di un qualche tipo. So che ogni mio lavoro in qualche misura ne sarà segnato. Qui presenterò, senza alcuna elaborazione, alcuni gruppi 1 di citazioni e annotazioni relativi al testo della Correspondance. Le citazioni saranno siglate da I o II (primo o secondo volume) e dal numero di pagina re­ lativo. 1. Ciò che non ha senso ha un senso superiore a ciò che ne ha (I, 247). La dura parola delle Norne, nel Prologo al Crepuscolo degli dei di Wagner (« È finito l'eterno sapere! Più nulla le sagge annunciano al mondo. Giù! Alle Madri ! Giù! ») ha trovato in Flaubert il testimone più estremo, infatti nella sua opera rion si affaccia nemmeno · questa pos­ sibilità: l'inabissamento in un . sapere originario, nel regno delle madri in cui trovare rifugio. · La superficie del mondo è percorsa dal « vilain monstre . » della noia unita a strane fantasticherie (I, 264). È la « noia moder- 104

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