Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

lenzio e le parole; frammenti derivati dalle letture di Ei;-aclito e di Platone; dalla lettura di tutto Nietzsche; di Dostoievsk.ij, Kafka, Aragon; dalla rilettura di Baude­ laire; Klages e Heidegger; i Diari di Musil, Le conside­ razioni di un impolitico di Th. Mann; Montale e D'An­ nunzio; l'epistolario di Scholem e Benjamin, ecc. Questi frammenti all'inizio non avevano ordine e senso alcuno. Ad un certo punto hanno iniziato a tematizzarsi e a organizzarsi attorno a certe «immagini del pen­ siero» ricorrenti come delle vere e proprie ossessioni mentali (mie? o degli autori in cui andavo scoprendole?). Continuavo ad imbattermi in una percezione anomala del tempo e dello spazio metropolitano che sembrava riassumersi in uno dei versi più nitidi della poesia mo­ derna: « sono come il re di un paese piovoso» di Bau­ delaire: « il tempo è cessato» di Nietzsche; le ore piene di stimoli che non riempiono la vita, e dunque, le « ore vuote» che intitolano una rubrica dei Diari di Musil; le « ore vuote», le « ore perplesse», le « ore uguali», l' « ora che si scioglie», l'«ora che torpe», le « ore bige e vacillanti» di Montale negli Ossi di seppia... E ancora «il delirio di immobilità» (Montale), la sensazione del «mal di mare in terra ferma» (Nietzsche e Kafka), la vertigine metropolitana (Aragon). E quasi come una ri­ sposta a questa percezione del vuoto temporale e della inafferrabilità del reale, il moltiplicarsi delle immagini mitiche dell'«eterno ritorno»: Schopenhauer nei Parer­ ga, Blanqui ne l'Eternité par les astres, Nietzsche nello Zarathustra, Dostoievskij nei Fratelli Karamazov, Proust nel Tempo ritrovato. Tutti i materiali sono venuti quindi ad organizzarsi nel senso che poi ha assunto Miti e figure del moderno, che è diviso in quattro capitoli, tre dei quali sono intitolati . (e raggruppano) proprio a queste «immagini»: «Malattie», «Evanescenze», « La verti­ gine del moderno». Il primo capitolo è invece intitolato 102

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