Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

il coagulo del gesto e della parola. Solo, ai bordi del ne­ gativo, il dottor Weiss con Federico Levi e il dottor Simo­ nis favoriscono i triestini · a chiarirsi con · maggior cura sul meccanismo che li afferra. L'osservazione di Weiss, resa più lenticolare nella polemica con l'idealismo di Gior­ gio Fano, configura un nuovo strumento per una secon­ da stagione di autentica triestinità: quella che ha come punti distintivi il canzoniere di Saba, la narrativa del se­ condo Svevo e l'attenta ricognizione culturale dei Bazlen e dei Voghera. Dalla tensione del 1910 muovono i fili di una tradizio­ ne che sosterrà lungo anni difficili il marchio di una cri· si: vedendola tragicamente e compiutamente realizzata nella cellula nazista periferica della risiera di S. Sabba. Le gru sospese con i becchi fermi, i vetri rotti dei magaz­ zini del porto, la rotaia inutile del tram dicono quanto fos­ se profetica l'intuizione di Michelstaedter per il quale il concetto di« porto sicuro» apparteneva al regno di uto­ pia, regno appunto di acque e di specchi. La consapevo­ lezza di queste morti algebricamente ordinate ha lo sguar­ do disegnato da Kubin: « occhi come due specchi vuoti che riflettevano l'infinito... se i morti potessero guardare, quel­ lo sarebbe il loro sguardo». Ed è lo sguardo di Saba c];ie, proprio nel 1910, si posa sul mare senza più l'illusione degli ingegneri teresiani: « Guardo il mare: ha perduto il suo turchino,/ e a vuoto il mondo ammiro». Giuliana Morandini 94

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