Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

no sul cuore quanto sul - corpo, così come la luna, si sa, in­ fluenza il cervello. Lo strugimento ostacola Pontormo nel lavoro: una uscita anormale e impertinente sembra sovrapporsi a un'altra, precederla, sostituirla. Di qui la soddisfazione che traspare dalla nota del giovedì successivo: « giovedì mattina cacai dua stronzoli non liquidi e dentro n'usci­ va che se fusino lucignoli lunghi di bambagia cioè grasso biancho e asai bene cenai in san L(orenz)o un poco di les­ so asai buono e finì la figura». Stavolta ciò che egli de­ posita con cura è segno della riabilitazione del corpo, della ritrovata armonia di ciò che congiunge in un interno due esterni. Il nuovo frutto corona il compimento d'una figura affrescata, la sua riuscita, s'accompagna ad una assai buona cena. Il creatore « non parteciperà mai ad altro che alla creazione di un piccolo deposito sporco » 20 ; tuttavia la sua arte trova fondamento nella sapienza della natura, nella destinazione da essa assegnata ai propri pro­ cessi. Ciò che il pittore ne carpisce è il segreto della trasformazione, il suo disegno. Oggetto di se stesso, della alchimia di cui è luogo, egli raccoglie i residui di una crea· zione per accingersi a nuova creazione. Perciò la sua è scienza: non solo della natura egli utilizza certe leggi, quella della luce per esempio, nella perfezione della ma­ tematica o della geometria, ma sa anche proseguirne il processo, celebrarne le trasmutazioni, fare delle scorie oro. « Qui a natura homo tantum erat, artis fenore et uberrimo proventu reduplicatus homo vocatur et homo­ homo » 21 • 71

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