Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

poi, a seconda di quanto la propria condotta sia stata temperata, avranno luogo le sachate. degli ' oinori é delle · scese che si scòpronò al febbraio al marzo e all'aprile. Se, come afferma Telesio, la vita risulta dalle ' forze contra� stanti del caldo e del freddo, la · materia essèndo unica ,__, dif� ferirà solo per il grado di rarefazione o condensazione. Si tratta di tenere a mente· le tràsformazìoni soggette alla stagione, in vista dei riuovi tempi, del prossimo la­ voro. La cura del corpo, infatti, è la cura di un centro, di quel­ la strozzatura o collo di clessidra che mette in relazione il mondo della natura con quello della pittura. Esso opera come un filtro: nel corpo avviene la trasformazione di una realtà in altro. Voltata la clessidra, la sabbia ridiscen­ de mutata, giacché ciò che dell'esterno diventa interno, si esteriorizza ancora a produrre una nuova realtà, qualco­ sa che per la prima volta si dà alla vista. Disegnato dalla natura, l'uomo specchio del mondo ha il potere di ridi­ segnarla, di rifrangerne altrove un'immagine elaborata; , di più: egli non potrebbe mai conoscere la natura, come osserva , Leonardo� se non arrivasse a disegnarla nella sua mente. I processi che tracciano il suo centro, il suo cie­ lo, gli suggeriscono l'arte della trasformazione nel simula­ cro: egli ne possiede la scienza. Nel diario il rapporto tra cibo e lavoro diventa speculare: giorno dopo giorno, così come alimenta il proprio corpo - come lo costruisce -, Pontormo dà vita agli affreschi del coro di · San Lorenzo, ne costruisce i corpi, membro a membro. Il diario allora sembra rispondere ad un disegno pre­ ciso: si tratta di controllare le proprie condizioni fisiche, di regolarle in rapporto alle leggi di natura, al fine d'ottenere quella situazione ottimale che consenta il pro­ cedere di un'opera di eccezionale importanza, paragonabi­ le solo, e per superficie e per ambizione, alla cappella Si­ stina. « Ebbe il Puntormo di bellissimi tratti, e fu tanto pauroso della morte, che _ non voleva, non che altro, udir- 67

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