Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
quando chiama la sua fobia «la sciocchezza» (ofr. cit. pp:- 502, 515). La barriera della fobia tra il soggetto e il godimen to, la domanda che nasce da queste considerazioni sul suo rapporto con il sogno, mi inducono ad avanzare una ipotesi seducente sulla censura onirica. Nella revisione della teoria del sogno del 1932 (in Introduzione alla psi coanalisi, nuova serie di lezioni, cit., p. 123 e segg.), Freud scrive: «Nèl periodo in cui studiammo il sogno come fenomeno isolato, indipendente da formazioni psi chiche ad esso affini, questa istanza ebbe da noi il nome di censore del sogno» (cit., p. 130-131). Sta par lando dell'«abisso» che già nell'Interpretazione dei so gni divideva il sogno dai pensieri onirici. Ma ora, se il sogno non è più visto isolato da altre formazioni psichi che (e questo mi ricorda «se l'inconscio è nell'apparato psichico»), la censura appare più chiaramente come ciò che, nel «conflitto tra due istanze psichiche, che noi designamo, in modo impreciso, come il «rimosso incon scio» e il «conscio», ...mira a tener separate queste due istanze» (cit. p. 131). Ecco allora che, se anche nel contenuto manifesto del sogno, che pure deve funzionare da compromesso come il sintomo, il soggetto così raramente riesce ad ag guantare il suo godimento, gli innumerevoli e insensati ostacoli che mi inducono a non abbracciare la fanciulla dei miei sogni, stanno a rappresentarmi qualcosa in più anche riguardo alla censura. Almeno, per esempio, che la censura - ha a che fare con una cesura, e che questi insensati ostacoli hanno anche il compito di ricordare al sogno la sua passione teorica (uva bianca, uva nera e nçmna bis che lavorava) che l'ha animato all'origine, e il suo rapporto con la «sciocchezza». Che mi richiama a sua volta la più bella serie di s0- gni sull'apparato psichico che un analizzante mi 1.bbla mai portato in analisi. In quel periodo, <lurnto parecchi 31
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