Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
Da fonti attendibili, che mancano tuttavia di chia rire esaurientemente la parte finale del tragitto, sappia mo che la fonte sonora in vibrazione mette in moto delle particelle d'aria, per risonanza, secondo un principio on dulatorio; giunta alla membrana del t-impano (orecchio esterno), la vibrazione si propaga dall'orecchio interno, prima divenendo un gas (aria), poi un liquido (paralin fa), raggiunge i centri nervosi trasformandosi in impulso elettrico e dando così origine alla percezione acustica. La percezione, in ogni caso, è un atto immediato, pri mitivo, non ancora cosciente di un'apprensione; non è ancora una codificazione intellettuale, una registrazione della memoria: è qualcosa di primario, distinguibile dal mentale. E quando la fonte sonora viene eccitata, pro pagando la vibrazione, effettua il suo messaggio attraver so una legge che al di là della regolarità dell'ondulazio ne sottintende, per qualsiasi evento, una serie più o me no vasta di costituenti che permettono l'emersione di una risultante. Abbiamo parlato succintamente, tralasciandone alcu ni aspetti, del fenomeno della vibrazione sonora che sot tintende la teoria delle armoniche di Pitagora. Teoria inconfutabile che chiarifica la natura della oscillazione come vibrazione fisica e quella del risultato o corpo so noro come risultante di più componenti. Soffermìamoci adesso sull'arrivo della vibrazione (fe nomeno complesso), all'apparato auricolare; ecco il no- stro punto di vista. Se ammettiamo per certa la veridicità della legge del le armoniche e stabiliamo che qualsiasi evento sonoro è implicato più o meno in questa legge, allora dobbiamo ammettere che la conformazione fisiologica del nostro orecchio è in grado di possedere già in sé i requisiti es senziali e la natura fisica di quella legge. Facciamo un es.: A non può essere percepito che er roneamente da B se A non è già insito potenzialmente nella dimensione di B; inversamente una formica, per quanto si sforzi, non potrà mai vedere un aereo in volo perché lo spazio di volo dell'aereo non è compatibile con il raggio di osservazione della formica. E' una questione di possesso di proprietà compatibili. Viene da pensare che il fenomeno, l'evento, se contrad dice la legge non può essere percepito come naturale ma 228
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