Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
re81e (...) è questo realismo che ha sempre guidato la mia immaginazione». Mentre il design di Aalto condensa nella linea, nella silhouette, nella delimitazione tra un dentro e un fuori, una relazione nuova, esatta e possibile tra un materiale e gli esistenti strumenti per lavorarlo, il suo disegnare in· vece è un segno vibrante, trepido e caldo che come una cristallizzazione rinnova favolosamente l'aspetto delle vec chie strutture, sia che disegni una città o una sedia o una lampada. Se l'ideologia della sostituzione e della moltiplica- _ zione ha animato tanta parte del movimento moderno, ed è stato il propellente di molte fantasie di grandi mae stri «emigrati» (Mies Van der Rohe, Gropius, Breuer, Neutra ecc. ecc.), occuparsi del design di Aalto è piut tosto una bella occasione per verificare quanti sono in vece gli sviluppi possibili e i risvolti di un ricercare che non si è svolto contro, ma all'interno di una realtà co nosciuta, e riconosciuta. Come Wright in America, Aalto in Finlandia ha avuto moltissime occasioni di lavoro e la Finlandia è stata da lui, come ha orgogliosamente detto, resa esportatrice di architettura e design. Il libro di Werner Blaser (Il design di Alvar Aalto, Electa 1981), non ci vuol far sapere, né ci suggerisce, che un artista e in particolare Aalto, è come un amante, un cristallizzatore e opera come il sale. Werner Blaser, acca nito e non secondario autore di libri su architetti e ar chitetture, applica qui le categorie di Vitruvio e propone come chiave di lettura del fare architettura la dualità, innumerevoli improbabili inconciliabili dualità come: «standardizzazione e irrazionalità», «primitivo e or ganico», «scheletro e pelle», «ossatura e montaggio», «superficie ed effetto», «funzione e struttura» ecc., e così di pagina in pagina comunica al lettore, un lettore forse non bene individuato, un senso di angosciosa per plessità, perché le sue riflessioni generano confusione e ribadiscono inutilmente fantomatiche divisioni, valga per tutte quella proposta nella frase «architettura anche nei mobili», messa a mo' di epigrafe nel risvolto di copertina. I mobili di Aalto, dopo SO anni (l'Artek, la società che li produce è stata fondata nel 1931) sono ancora vivi e possibili, come le sue lampade e le sue architetture e continuano a darci la gioia dell'intelligenza. Non ci me- 226
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