Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

gente patogeno e le precauzioni per proteggersi da esso, ma non la relazione di senso. E' bene allora valutare con attenzione quanto segue, la depressione attira l'analisi « antifreudiana», a ripartire da Pierre Debray-Ritzen co­ me dallo « junghismo», perché nella sua sintomatologia nevrotica questa relazione di senso può essere identifi­ cata - stabilito un paradigma razziale - nelle sue com­ ponenti somatiche. Componenti in qualche modo relate al patrimonio del sistema nervoso centrale, esattamente - scrive Konrad Lorenz - come nell'oca, che non ha mai visto una volpe, « una forma pelosa, bruna-rossiccia, allungata, costituisce un pericolo». Sostiene sperimentalmente Eibl-Eibesfeldt che la de­ pressione e la tristezza, per tacere altro, nei bambini nati ciechi, muti e sordi hanno la stessa mimica espressiva degli altri bambini perché il campo emozionale della spe­ cie - sostengono gli studi in epoca hitleriana di Erich von Holst - avendo innato anche il senso morale ha innate le sue conseguenze, per esempio, il senso del lutto. In questi termini, la depressione si può aggredire con la cultura dei farmaci partendo dai suoi mimetismi « istin­ tivi», a differenza di ciò che propone la psico-analisi che ha cercato di «curarla» traumatizzandola all'interno di un processo storico-individuale come effetto di parola. La debolezza, sollecitando - la · canea degli avversari di Freud, dà ragione ai loro «istinti» eccitati dal caso per­ sonale: l'equazione sintomatica umore/nicotina versus farmaco/cocaina con la quale l'«ebreo» tirava a cam­ pare. Interessante è lo sgomento di Jones, «certe volte aveva dei periodi di restringimento della coscienza... cer­ te volte piombava in una condizione di crepuscolo psi­ chico», Freud sapeva che la depressione imbratta con i suoi colori tutto quello . che tocca, che convince a con­ sacrarsi al mistero che la esprime, che essa fa tutt'uno con la «hybris )>, con il sentimento della regressione, da cui egli doveva pur difendere la passione dell'analisi. Sen­ tiamo Freud. Lo smarrito, di cui racconta le circostanze, «in una foresta montana, sorpreso dalla nebbia tanto che a dispetto di tutti gli sforzi per arrivare ad un sentie­ ro battuto ritorna ogni volta allo stesso posto», meta­ fora trasparente del sentimento di Hilflosigkeit, non è la vittima del suo senso d'orientamento ingannato, ma della coazione a ripetere. Con orrore l'«Io» scopre la «nevrosi 221

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