Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

garie, quotidiane dell'individuo scrivente, quale, come ho detto, esperienza diretta di linguaggio. Esempio: Pao­ lo ama Alessandra che ama Roberto. L'amore di Paolo si disperde (va altrove) qualora sfiora Alessandra la quale disperde il suo sfiorando Roberto. Questo facile esempio, che può rovesciarsi in chiasmo, ci consente di minimiz­ zare il mistero delle pulsioni vettoriali nelle scritture. Poiché genera disagio non essere amati, l'assenza d'amo­ re, questo «buco», si trasforma in necessità. Se non vi fosse dispersione, ma crescente accettazione delle poten­ ze vettoriali, se le nozioni di sazietà e speranza abolissero la propria presenza n�l cuore dell'uomo, non vi sarebbe ovviamente espressione: o il linguaggio che ritrae se stesso. Franz Kafka non vide semplicemente · uomini , donne o funzionari, ma particolarmente egli vide individui e sentì p.ella propria solitudine, tutta l'esplosione atomiz- zata dell'Universo in corso. - Quando con9scerò meglio il quartiere e tutti gli angoli del mio appartamento, solo allora potrò accorgermi delle piccole modificazioni, delle piccole metamorfo�;i della luce:.. Con queste umili e limpide parole, Ionesco penetra all'in­ terno de Il Solitario, che è un viaggio molecolare del­ l'individuo, ossia la rappresentazione delle ripetizioni os­ sessive di tutti i luoghi e pensieri più comuni o consueti e ciò, dunque, trascende notevolmente tutte le ripetizio­ ni..., tutte le azioni, tutti i nostri pensieri pii:Ì consueti o comuni. Ma in questo stupendo romanzo (del quale urge una riedizione), non riscontriamo, come in Kafka, alcuna dispersione; non v'è forza biriaria: l'essere nar- 214

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