Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
Se è vero che - non è naturale per un uomo eleggere a padrone un suo simile - ed è quanto io credo -, è naturale quindi che così facendo egli tenti di correggere questa sensazione di disagio. La critica analitica , che rac colse l'eredità . da E. Rocca in poi, cominciò a conside rare appunto, accuratamente .il carattere e le relazioni dell'Autore (quanto si scrisse sulla Lettera al padre!), di stanziandosi rapidamente da quella metafisica, e rag giungendo neìla canettiana e filocanettiana addirittura tutte le corrispondenze e i minimi transfert che impli· cavano una « unità d'agire» fra scrittura e vita kafkiana. Tutte Je minuziose reazioni dell'Autore, nella sua vita pri vata, sono analizzate col sofisticato metodo dell'esposi zione testuale dei materiali d'origine, accompagnati e gui dati da commenti brevi, e sapienti. Presto la distanza sarà troppo grande e nessuna delle due strade potrà raggiungere l'altra ed oggi, in Seco lo XXI, v'è chi non vuol neanche udire parlare del pos sibile effetto cabbalistico che · pote agire sullo spirito di Kafka quale spontanea cultura primeva: _ Ora, questo divorzio è un grave errore. Prima di tutto comprendere i rapporti personali del l'individuo scrivente, vuol dire capire il linguaggio che questi userà lungo il percorso nel. ventre del « castello», il quale non può mai essere, e particolarmente nel caso di Franz Kafka, un riflessò codificato del proprio disa gio sociale, per quanto liricamente · esposto. Questo di sagio, semmai, è pungolo di linguaggio. Sarebbe dunque errore inverso, se col tempo si cancellassero le tracce del secondo periodo· della sua critica, per esaltarne di nucivo i timidi inizi della prima. Ho parlato di trascendenza e dispersione quale forza binaria, battezzando Teocratica la sua unità che credo termine destinato abbastanza bene a rappresentarla. Se la trascendenza occupò infatti lo sguardo del _ prilil.o pe rio _ do, la di�persione la riscontriamo nelle possibilità gre- 213 '
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