Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
tanta abbondanza che a ma!la pena rimaneva a prora. e . a poppa 'l.lill posticino iper il timoniere e i rematori. (op. cit., p. 553) Nel sogno, in questo sogno, l'oggettivazione dello sguardo e del possesso sono definitivamente conquistati. E' proprio dal riconoscimento dell'umano, quale le voci della solitudine gli avevano appreso a Venezia, dalla tor sione dell'umano nell'esternità della separazione, che Goethe realizza l'essenzialità del proprio e lascia preci- · pitare dentro sé il suo desiderio. La fertilità del luogo il buon approdo e il facile intendimento con gli abitanti, l'esecuzione rapida del suo ordine e la strana disposi zione della preda, tutta l'esplicitazione della potenza in· fine... stanno lì a mascherare ciò di cui è meglio tacere; ma sempre il meccanismo del sogno, col mascherare sw la: e i fagiani, propriamente fagiani per quanto è nel- 1'ordine succedentesi delle cose, diventano inesorabilmen te simbolici pavoni preziosi per i colori dell� loro penne sopra cui campeggia - lo sguardo. Il reale si rivela dun que, il reale possesso perverso, come introduzione alla morte - introduzione della morte - nelle sembianze di quei pavoni e di quegli ucéelli del paradiso simboli rico nosciuti dell'approdo finale di ogni viaggio, della vita: l'immagine è precisa, colma di denso piacere quale solo la soddisfazione di un desiderio potente può offrire; quasi che il suo fine raggiunto permettesse la sua prosecuzione stessa del viaggio, la barca ondeggiante di piume sfavil lanti al sole riprende il suo cammino, ma ora, dovunque essa vada, il suo sarà necessariamente un ritorno, poiché esaudito per sempre - riconosciuto - è il desiderio che la muoveva. Il viaggio non conta più per ciò che estesa mente si offre da esperire - da conoscere --: vale solo per ciò che esso - preordinatamente? - deve cono . scere: Go . ethe, dopo Venèzia, comincerà à fuggire verso il mi stero, rivelato, che lo attendeva - Roma, l'Altro stesso. 193
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