Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

siamo allora trasportare gli stessi termini nella lettura del Penvsneid, o invidia del pene, per le bambine) , met­ te in campo. Il suo fapipì è ancora piccolo, ma crescerà, non ha funzione rassicuratrice nei riguardi di una possibile evi­ razione, ma nei riguardi della giustezza di una propo­ sizione teorica. E' un aggiustamento, quello stesso ag­ giustamento che instaura una progressione, una conti­ nuità, a eliminare ogni smarrimento: è piccolo, ma cre­ scerà. E vuol dire, se riprendiamo la nota di Freud sul filosofo e sul carattere immancabile, che ha per lui lo psichico, della coscienza: vuol dire: ciò che è inconscio, tranquillizzatevi, non è poi così perturbante, può sem­ pre divenire conscio, che è poi la lettura dell'inconscio, la chiave di lettura, di gran parte degli allievi di Freud, e il cavallo di battaglia anche della società psicoanali­ tica italiana. «In questo paragone - si sente di dover aggiungere Freud- chi fa più bella figura è ancora il piccolo Hans». E infatti la sua passione speculativa, per una dif­ ferenza irriducibile, è anch'essa ancora irriducibile. «Alla stessa età (3 anni e 9 mesi) Hans racconta per la prima volta un sogno: - Oggi, quando dormivo, mi pareva di stare a Gmunden con Mariedl. Mariedl è la figlia tredicenne del proprietario della casa di Gmunden, che spesso giocava con lui. Quando il padre racconta il sogno alla madre, in sua presenza, Hans rettifica: - Non con Mariedl, ma solo solo con Mariedl» (cit., p. 486). È, a proposito del primo sogno raccontato, ed è anzi nella ripetizione di questo racconto, che Hans tiene a in­ trodurre una differenza, come qualcosa che appartiene al . suo desiderio. Anche qui non ci è consentito di «interpretare» che il desiderio di Hans consista nel fatto di giocare tutto solo con l'amica. Infatti quando Hans ha comunicato per 19

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=