Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

dersi qui, è custodire un godimento - che il Padre non autorizza. Essere qui non apre al tempo, che è taglio - ma piuttosto lo sospende; non porta alla de-cisione, che è anch'essa strappo, lacerazione - ma induce all'indugio, consente il frattempo di «chi deve vivere tutti i prepa­ rativi per l'impiccagione», e «aspetta». «Una volta im­ piccato, muore e tutto è finito» (p. 82 L.P.); ma qui è il «tormento» dei preparativi , che è custodito. Non v'è che attesa: Bisogna dire che Tu non IIIli hai mai veramente per­ cosso. Ma :le ,grida, r1a faocia paonazza, il gesto di slaodarti ,la cinghia e teneJ:1la ipronta sulla spallliera della seggiola era quasi peggio. U!Il po' c o me quando uno aspetta di essere impiccato. (ip. 82 L.P.) Questa attesa non è poi altro che l'attesa della ripe­ tizione: che accada ancora ciò che è già accaduto, e tut­ tavia occuperà la vita ad accadere. Né progetto, né vo­ lontà, né determinazione, quest'attesa non distende il tempo in un progredire: v'è piuttosto in K. un insistere che ha molto della patologia della ripetizione, e che lega alla ripetizione il godimento. V'è una scena, o meglio un ricordo infantile che fissa questa posizione, che è la posizione sospesa di Kafka: dove sospesa si oppone allo «strappo» che sarebbe ne­ cessario a iniziare la vita. K. · bambino e piangente è esposto nudo al gelo del di-fuori: Solo di un incidente dei primi anni ho un ricordo ,di­ riettio. Forse anche Tu lo rammenti. Una volta, di notte, io piagnucolavo ohiedendo acqua, certo . non par ,sete ma probabilmente mezzo :per infastidire mezzo per divertirmi. ,Dopo alcune minaoce 5enza esito, Tu mi togliesti dal :letto, mi portasti sul ballatoio e per un ipoco mi lasciasti lì in camicia davanti alla porta chiu­ sa. Non voglio ,dir-e che dò fosse ingiusto, ifOI'se non c'era altro modo di ristabilire fa paioe notturna; desi- 179

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