Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
po: « quasi non oso leggere le lettere, posso leggerle sol tanto a · intervalli, non resisto al dolore della lettura» (p. 198 L.M., c.vo mio). Ritirandosi progressivamente dietro le frontiere minacciate dall'altro, K. riduce sempre più il suo territorio ad una tana. E' perché la frontiera con templa necessariamente dei varchi - perché il corpo è aperto, e ha dei buchi - che nasce la paura. Perché se il corpo è aperto, che cosa mai può entrare dentro di esso? Ed entrando, quale vergogna potrebbe scoprire? La vergogna e la paura sono non a caso i sentimenti più forti in Kafka. La strutturazione del corpo comporta l'instaurazione di un limite: ma il limìte è proprio l'evidenza della fra gilità del corpo. Ritagliato come una silhouette, il corpo è labile, come ogni segno tracciato, o forse solo punteg giato: la linea del suo contorno è come ogni perimetro, . minacciato. A meno appunto che non si stia accovacciati: perché allora il corpo fa ma!;isa, e non figura. Prima di stagliarsi come figura il corpo è massa: pesante è la pa rola che ricorre in Kafka a indicare stati di tristezza e stanchezza: quando la testa fa male, e il pensiero è ottu so. Quando cioè il corpo riprende la stazione animale, e ritarda . e ostacola il passo dell'uomo. Nel rpomeriggiio non potei al�armi dal :letto perché ero non dirò troppo stanco, ma troppo 'pesante ', ecco ,sempre questa rparola, l'unioa che sia adatta per me, tu la capisci veramente? E' a:lll'incirca ,la ' pe santezza ' di una nave che ha perduto H timone... (p. 202 L.M.) Lì in quella tristezza sorda e pesante, che lo affonda, K. è la bestia, finalmente « a casa»: 172 In realtà ,sono �so -sol'tanto ora, dirò così, dal letto di ma!lato {' letto di malato ' visto dal ,difuori), mi 1ci tengo ancora aggrappato e preferirei intornarci... (p. . 202 L.M.)
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=