Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

scuola di Wundt, carattere immancabile dello psichico è la coscienza, come per Hans carattere immancabile di tut­ to l'animato è il fapipì. Se il filosofo incontra processi psichici di cui si deve riconoscere l'esistenza, ma di cui in realtà la coscienza nulla percepisce (infatti non si sa nulla di essi, ma non si può tuttavia fare a meno di arguir­ ne l'esistenza), egli non dice che si tratta di processi psi­ chici inconsci, ma li chiama semiconsci » (cit. p. 486, nota). Lasciamo dunque lavorare la risposta del piccolo Hans. Già di essa sappiamo che è in relazione con un processo di astrazione, pari a quello che ho altrove rilevato a pro­ posito della formazione delle classi in Marx e della funzio­ ne, nel costituirsi della nozione di classe, di quel «trat­ to», che era allora specificamente un «tratto di terra», insieme tratto unario e residuo, oggetto separato, re­ cintato, «storico», e insieme presupposto teorico - del tut­ to inesistente nella realtà di una classe come quella di coloro che sono proprietari non di terra, ma della sem­ plice forza-lavoro, cioè gli operai. «Stavo solo pensando», introduce infatti alla prima grande scoperta teorica di un bambino di tre . anni, sc0- perta che non è indifferente neanche per noi., di ciò che rappresenta la costituzione e la differenza delle due gran­ di classi di animato e di inanimato. E la possibilità di questa scoperta è legata al fatto che il piccolo Hans non è ancora il filosofo della scuola citata da Freud, che la differenza non è ancora media­ ta da un processo di pensiero, in cui il «progredire» apparentemente spinto dalla «curiosità», l'ammorbidi­ sce invece, (creando delle liaisons tra ciò che è « loose and separate», slegato e disgiunto, inconoscibile dalla coscienza), nel già noto. E' a questa finta «curiosità» che si appoggia infat­ ti la percezione. Parlando dello schema originario del desiderio quale ci è dato da Freud nel breve ma fonda- 17

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