Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
Se accettasse di abitare, allora K. accetterebbe di es -: sere come il Padre a proprio agio nel mondo: comprereb be ogni giorno una proroga di quella scadenza in cui la vita rischia continuamente di sprofondare, ed è tuttavia destinata. Dal faccia a faccia con questa paura K. non si ripara nella casa. Non cerca l'accoglienza della dimora. Lui, che pensa che «la famiglia è precisamente la rappresentante della vita» (p. 323 D.), e invidia «tutte le coppie» (p. 309 D), è lo stesso che ha «distrutto ogni cosa senza averla neanche posseduta» (p. 301 D.); e si trova così «senza antenati, senza nozze, senza discendenti»: anco ra una volta radicalmente estraneo alla vita, che è svi luppo, e procreazione, oltre che progresso. Ma per K. l'evoluzione della vita degli uomini è simile «a quella di un dente che si vuota e va in rovina» (p; 318 D.). Lui per conto suo si tiene in una «sospensione suicida», che solo qualche volta allenta «per capriccio» (p. 187 L.M.), e non ha altro da offrire che questo «abisso»: «se vieni da me balzi nell'abisso» (p. 66 L.M.). Nei sogni K. rivela il desiderio di fusione: nel suo rac conto desidera la metamorfosi. In entrambi i cas1, vede esattamente il contrario di quella distanza che nella vita è la sua ancora di salvataggio. Dice a Milena: 168 Ieri ho , sognato di te. Non rioordo più i , singoli . fatti, so soltanto che ,di continuo 1ci trasformavamo l'uno ne1l'alJrro, l!O ,e:rio tu, e tu eri io. · Infine non ISO come, pr,endesti fuoco, mi rioor,dai che iii. fuooò può es,sere ,sof.foca!to ,coi panni, afferrai un veÒchio abito e con questo mi misi a batt e rti. Ma qui ricominciarono le metamorfosi e si arrivò al punto che tu eri scomparsa, mentr-e ero io che ardevo e io ancora che battevo con -l'abito... (ip. 206 L.M.) Nel sogno dunque K. si confonde con Milena. Le fron-
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