Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
r:ramaglia... «Babbo» chiamavamo spesso impauriti... ed eg li si in.filava nella buca, ci toccava... ci tranquil lizzava e poi ci addormentavamo... (p. 194 D.) Come è significativa l'altra posizione in cui lo tro viamo il 3 agosto 1914, dopo che ha rifiutato il matri monio, « penosamente schiacciato contro la parete» (p. 234 D.). « Sempre in pericolo» nello spazio, K. sente di « es servi stato spinto» e « trattenuto là con catene» (p. 320 D.). Il terreno stesso su cui poggia i piedi è insicuro: « minacce sotterranee » lo crepano, nel mentre che lo sostengono. Per K. non v'è spazio in cui liberamente abitare: v'è solo la tana in cui nascondersi. Il linguaggio che chiama così l'abitare rivela immediatamente la tonalità affettiva del soggetto che così sceglie di parlare della sua relazione allo spazio, e alla casa. Avendo scoperto con questa pa rola, rintanarsi, la qualità che ha per lui lo stare nel mondo, K. non fa che continuamente ri-dimostrare la minaccia che egli sente nascondersi per lui nel semplice atto di abitare. In seguito a questa minaccia, egli si rin tana. Il linguaggio parla il suo stato d'animo, che è la guerra. Guerra che lui non ha dichiarato, ma che non può fare a meno _ di sostenere. Sì che per lui la vita non è che manovre di guerra: preparativi dL guerra, e descri zioni di matrimoni - che non farà. Lui si trova qui: abbandonato. O più precisamente, « su una strada abbandonata dove si scivola continua mente al buio, nella neve, strada oltre a ciò assurda senza mèta terrena...» (p. 321 D.). Abbandonato « in un mon do, in cui non posso vivere» (p. 322), « assalito a destra e a manca da nemici strapotenti», K. non può (< scan sarsi» (p. 325 D.). « Inetto a tutto tranne che ai dolori» (p. 326 D.), K. nello spazio della vita abita da straniero, esitando. 165
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