Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

oh cara... ebbene che cosa ancora? Niente, stare quieto nel tuo grembo» (p. 138). Ella è la madre, « o mamma Milena»; di fronte a lei «come un bambino che si trovi di fronte alla mamma», K. vorrebbe « posare il viso nel tuo grembo» (p. 112), e «stare quieto», finalmente «a casa». Basterebbe che lei dicesse ancora e ancora quella frase straniera alle orecchie di K., «jsi rnuj» (tu sei mio) - e verso di lei K. potrebbe indirizzare non solo le sue lettere, ma forse il suo viaggio. Vedi, Robiinson dovette arrolaTsi, compiere �1 viaggio peric01loso, fare naufragio e molte ailt:Ire cose, a me ba•sterebbe perdere te e già ,sarei Robinson. Ma ,sarei più Robinson di ·Lui. Bgli aveva ancora ,l'isola e Veneroì e molte altre cose e infine ila narve che andò a pren-· derlo e tramutò quasi ogni 1oosa in un , sogno, fo non af\llrei mente, nemmeno il nome, anche questo 'l'ho <lato a te. (rp. 194 L.M.) Tuttavia qualcosa trattiene Kafka dall'intraprendere il viaggio. Nel Diario egli parla a questo · proposito di « mancanza di volontà», e di «inibizione»: « senza dub­ bio, mi trovo dentro un'inibizione che mi serra intorno intorno» 4. Ciò da cui K. è inibito è il contatto. Andare oltre la lettera - viaggiare lui, e non la lettera verso Mi­ lena, non può: , D ecisiva è la mia incaipacità di arrivare al di là delle ,lettere {p. 221 L.M.) E d'altra parte quale contatto diretto potrebbe sop­ portare Kafka, se: « ••• già mi metto a gridare quando mi si accostano, anzi grido addirittura quando qualche cosa si muove in distanza ...» (p. 201 L.M.)? Se con il contatto inizia ogni presa di possesso, e K. non può toccare, non ci sarà per lui che « angoscia »: la voglia intensa di toccare, colpita da tabù, assumerà il carattere lacerante dell'ambivalenza; sarà l'iterazione ossessiva di quel gesto che vuol sempre eseguire per non poterlo compiere. Orrore e attrazione conosceranno lo 158

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