Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
co�sione tra vicino e lontano, tra distanza e vicinanza, che K. trova all'inizio confacente dimora. posai i ' l viso nella tua mano, ero -tanto felice, tanto a casa mia... (p. 199 L.M.) Milena è la sua casa; o più precisamente è il nome Milena in cui K. alloggia. Mi/lena (quale nome ricco, pesante, difficile da solie vare per la sua pienezza, e da principio non mi piacev,a molto, mi sembrava un greoo o 11.ln romano smarritosi in Boemia, iviolentato in ceco, ingannato nell'aocento, eppure per forma e colore, è meravigliosamente una donna ohe si porta suHe braccia fuòri dal mondo, fuori dal fuoco, ,non •so, ed ella mi adagia docile e fiduciosa ,sulle braccia, soltanto il forte accento sulla ì è cat tivo, il nome non :mi riscappa via? O è proprio un bailzo di felicità che io ,stesso faocio con questo peso?) (p. 64 L.M.) Il Nome è contatto: come nell'animismo magico de] primitivo la cosa e il nome si confondono. Presso quel Nome, e quelle lettere («Felice mi rendono le lettere pa cifiche; ai piedi di queste lettere potrei sedere, felice ol tre misura, questa è pioggia sulla testa che arde», p. 65), K. pensa di poter abitare. Non sono da leggere quelle lettere, ma «da essere stese, da posarvi il viso · » (p. 73). Sono appunto il «recinto», o il «tempio» in cui «ora mi tiene (il Nome, Milena) racchiuso» (p. 73). In esse potrebbe perdersi, finalmente: «Ora perdo anche il no me; è diventato sempre più breve e ora suona Tuo» (p. 73). In «questa terra irta di tagliole», dove egli ha paura «di fare un solo passo»,. K. potrebbe ora final mente accasarsi, presso Milena. Milena - così si dice K. - «ti chiama con una voce che con uguale forza ti penetra nel cervello e nel cuore» (p. 75); «ella vuole che tu venga». La casa e il Femminile si intrecciano per K. nel grembo di Milena: «oh donna lenta, oh malvagia, 157 ('
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