Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

coglie i tempi dell'uomo e del suo discorso, oltre che i suoi modi - se osserviamo il modo appunto esemplare in cui rappresenta quel teatro precipuamente umano, che vede un dialogo tra due soggetti ridursi in realtà ad un monologo, dove l'uomo parla ad un fantasma. Nel «dia­ logo» v'è presente il suono della voce che parla, e la voce, evocata «per magia» dell'altro che non è lì, la cui assenza dona alla comunicazione quel carattere «spiriti­ co» proprio della comunicazione umana - tanto più forte ·qui, nella lettera, dove la presenza e l'assenza si confondono. Sarebbe menzogna se dilcessi che sento la manoanza di Lei, è 11:a magia più perf.etta, più dolorosa, Lei è qui , esattamente COIITie me e più ancora; dove sono io è Lei, come me e più ancora. Non è uno scherzo, ta1'volta mi figuro che Lei, che pure è qui, senta qui la mancanza di me... E' molto se rimane un po' di tempo per sori­ vere alla vera Mi'lena rpe1"ché quella ancora più rvera ,era qui tutto il giorno nel:Ia ,camera, ,sll!l balcone, nelle -nuvole 3. Spazio chiuso del monologo in cui si avvolge, come in un bozzolo, la vita dell'uomo K., che dovrebbe invece dipanarsi nel progetto e nel dialogo, la lettera trascina ancora · ad un'altra verità: quell'avventura del di fuori, di cui il progetto e il dialogo terrebbero i tempi e i modi attivi, intraprendenti, forti, così come la lettera l'avvia. quando è gettata (chiusa, affrancata, spedita), si conduce piuttosto in uno spazio di fantasmi. La lettera in certo modo rivela che forse (perché della lettera sono proprii ì modi tenui, dell'ottativo) non v'è di-fuori: niente affat­ to. C'è solo quello spazio di «fantasmi» - che ingoiano le lettere lungo il percorso «avidamente» (p. 226 L.M.). Nemmeno è sicuro che vi sia destinazione: perché chi dice che lì dove la lettera arriva è la sua destinazione? E che relazione c'è tra destinazione e destino? Lei sa 1 oome odio Ie ilettere. Tutta l'infelicità della mia 155

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