Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

pulire e a risistemare, dovendo ciascun pezzo occupare un posto preciso. Ora la barriera «respingente» sembra funzionare al contrario. Non è più Telma che dorme all'esterno, nella sala d - 'attesa dello studio dello zio, separata da ciò che la turba dalla vetrata opaca; non è più Telma che gioca nel piccolo vano della sala, dove una porta murata la divide dallo studio del padre (del padre da cui peraltro per tanto tempo è stata separata); non è più Telma che cerca di sfondare questa barriera nel sogno-allucinazione quan­ do l'oscurità dell'oblio la inghiotte. Ma è nella stanza di Telma .che ora gli altri non possono entrare. Lungo questa «barriera» si instaura per Telma quel sottile rapporto che può legare a una fobia il sorgere di una nevrosi ossessiva. Ma, abbandonando per un momento la storia ,di Telma, c'è un altro caso, tra quelli famosi di Freud, che ci per­ mette di ripescare un momento analogo, con tanta più evidenza, in quanto l'elaborazione secondaria di tanti risvegli, tra cui quello dalla latenza, non ha avuto il tempo di apportarvi le sue trasformazioni, non dunque perché l'analisi ne sia più semplice, ma perché mancando le stra­ tificazioni successive, « l'essenza della nevrosi balza al­ l'occhz'o con assoluta chiarezza». Scrivendo questo nelle «Osservazioni preliminari» al Caso clinico dell'uomo dei lupi, dalla storia di una nevrosi infantile, nel 1914-1915, Freud non può non avere pensato all'Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Analyse der Phobie eines fii.n­ fjii.hrigen Knaben; trad. it. in Opere, Boringhieri, vol. V, p. 481 e segg.), di cui aveva tracciato la storia nel 1908. «Le prime comunicazioni su Hans risalgono all'epoca in cui il piccolo non aveva ancora compiuto i tre anni... Un giorno rivolse alla madre la domanda: Hans: - Mamma, anche tu hai un fapipì? Mamma: - Certo. , Perché? 15

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