Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

dalla poesia di Borges è, in ogni caso, la nostalgia verso una cultura ove le pure gemme dell'Oriente e dell'Occi­ dente si davano luce a vicenda. E più avanti Borges allude chiaramente alle Mille e una notte, cui certo risalgono, attraverso varie tradizioni, molti luoghi ariosteschi; in particolare la novella di Gio­ condo della quale si è detto. Nell'Innamorato, Boiardo ci trattiene a lungo in O­ riente, ove si svolge gran parte della sua narrazione, pri­ ma di spostarsi in Francia. Ma lo stacco è abbastanza netto: si tratta di due luoghi, nel primo dei quali, l'Orien­ te, le componenti «favolose» sono di gran lunga più accentuate che nel secondo, l'Occidente. Il mutamento di scena segna, in un certo modo, la «differenza». Inversamente il Furioso. Il poema ha qui un suo idea­ le centro geografico nella Parigi di Carlo Magno, e l'Orien­ te appare, sostanzialmente, periferico. Ma questa parti­ colarità strutturale produce un effetto che si potrebbe dire unificante. L'Oriente, attraverso i suoi eserciti e i suoi guerrieri, è in Europa: l'interscambio non avviene solo nelle «conversioni» di un Ruggiero e di una Marfisa (che sono poi un ritorno all'antica fede), ma nella asso­ luta «parità» dei due mondi, nella comune psicologìa dei guerrieri dell'uno e dell'altro campo, nel loro ricono­ scersi come simili nei sentimenti, negli affetti, nei com­ portamenti. Il parallelismo tra le maggiori figure di Or· lando e di Rodomonte, di Bradamante e Marfisa, è facil­ mente sottolineabile. Malgrado la guerra spietata e la dif­ ferenza di fedi, il mondo è uno. La rottura avverrà con l'assedio di Budapest e la de­ finitiva sconfitta dell'Oriente: una sconfitta che chiude l'Europa in se stessa e segna il punto di inizio del deca­ dere di los Arabes. Forse anche per questo il travaglio di Ariosto sui «cinque canti» si concluse con la loro de­ finitiva esclusione dal poema. La partita a scacchi è un 146

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