Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

Longobardi, moglie del bellissimo Astolfo; e ancor pm si sofferma sulla bruttezza e sporcizia dell'Etiope cui il dotto Anselmo si concede, spinto dalla cupidigia di ric­ chezza-: Vede inanzi alla porta un Etiopo con naso ,e fabbri grossi; e ben gli è aivvirso che non vedesse mai prima né dopo un icosì sozzo e dispiacevo! rviso; poi di :fattezze quail ,si pinge Esopo, d'attris'tar, •se vi fosse, il paradiso; bisunto e sporco e d'abito mendico: né a mezzo •ancor di sua bruttezza dico (XILIII, 135) Rivelatrice è l'accusa che rivolge al marito la moglie Argia: ... Come te punir bisogna .di quel che far con •sì vil uom ti vidi, se per ,seguir quel che natura agogna me, vinta ai prieghi del mio ao:na,nte, uccidi? ch'era beHo e gentile... (XLIII, 141) Mentre il fatto che l'accoppiamento di Anselmo, a dif­ ferenza del proprio, sia«contro natura» è appena accen- nato, l'accento cade sulla contrapposizione tra il «sì vii uomo» dal quale Anselmo si fa sodomizzare, e l'amante «bello e gentile» cui la donna aveva ceduto, sia pure anch'ella spinta da avidità. La barriera dell'osceno è in tal · modo palesemente rizzata, nel Furioso, contro ciò che è «ignobile», nel senso specifico di non-nobile, di contrario alla bellezza e al fascino«naturale » del corpo e della sessualità. Ma in altro senso i due racconti«osceni» del Furioso si situano, strutturalmente, come«barriera». Guardiamo alla loro collocazione. La novella di Giocondo viene rac- 143

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