Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

All'invenzione di Ariosto non manca qualche prece­ dente: Virgilio, Orazio, Boiardo, Pulci. Ma tutta sua è la funzione che l'uccello alato assolve nel Furioso, e proprio nell'ambito della nozione traente di cronotopo. Non solo, infatti, montando l'ippogrifo, è possibile ai «cavalieri» percorrere alla velocità del «tuono e la saetta» (VI, 18) gli amplissimi spazi del poema, ma - soprattutto, an­ che se non ésclusivamente · con il viaggio di Astolfo sulla luna - viene introdotta nel Furioso una specifica dimen­ sione verticale, che ne modifica e coinvolge tutti i para­ metri ottici, determinando largamente quella che si po­ trebbe definire, in un senso assai prossimo a quello éti­ mologico, la visione ariostesca. Altri disegni di Dorè, sino da quelli che illustrano il primo canto, presentano i personaggi ariosteschi - e tra loro anche le figure più eroiche e grandiose - come presenze pressoché minuscole in un universo vegetale, la «selva immmensa », che li sovrasta ed incombe 12• L'ippogrifo travalica nonché le cime degli alberi, an­ che i picchi montani che costituiscono un'altra - mino­ re - ricorrenza del paesaggio ariostesco («di sotto ri­ maner vede ogni cima / ed abbassarsi in guisa che non scorge / dove è piano il terren né dove sorge», IV, 49) e si spinge (canto XXXIII) sino all'Eden. Qui, creatura terrestre, si deve fermare: l'ultimo tratto del viaggio di Astolfo verso la luna è opera trascendente: entreranno in campo San Giovanni, il volere divino, e «Quattro de­ strier via più che fiamma rossi» (XXIV, 69) che richia­ mano i quattro cavalieri dell'Apocalisse, della quale, del resto, il poeta fa menzione poche ottave più avanti (XXXIV, 86). E tuttavia la mente di Astolfo - e quella del poeta - rimane pur sempre volta alla terra, di cui la luna è specchio, idealizzato, sì, ma fedele: essa co­ stituisce il vertice di un mondo umano che la sua inclu­ sione sottrae alla piattezza degli assi longitudinali, dan- 138

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