Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

appunto, per eccellenza, con la gemella l, - della « . liqui­ dità» 8 • 3. Il luogo del passaggio Là ove spazio e movimento predominano e i perso­ naggi di continuo si spostano entro una geografia carat­ terizzata dalla vastità, i luoghi del passaggio, del tran­ sito, assumono un'importanza topica, diventano, almeno in una certa ottica, veri e propri topoi della narrazione. Il mare, le navi, le barche, i porti, le strade, i ponti, j valichi, i crocevia sono ampiamente rilevabili nella map­ pa del Fur:ioso. Non si tratta tanto della ricorrenza dei termini corrispondenti (che pure è ampiamente documen­ tabile), ma della rilevanza che tali luoghi, narrativamen­ te, assumono. Si veda, per un esempio già fineme:nte notato da De Robertis 9 , la situazione che un bivio viene a detenni­ nare nella celebre ottava 22 del canto I, quella che inizia con «Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!». Rinaldo e Ferraù inseguono Angelica in groppa allo stesso cavallo, dopo essersi misurati in uno scontro. Se insieme avessero ritrovato la fuggitiva si sarebbe determinata una situa­ zione ripetitiva. Ma ecco che «Da quattro sproni il de­ strier punto arriva / ove una strada in due si diparti­ va», e i _ guerrieri si separano, tentando, «ad arbitrio di fortuna» ciascuno uno dei due itinerari che Angelica avrebbe potuto prendere. Ariosto, ancora una volta, por­ ta avanti il suo sapiente gioco d'ironia. Pur gelosissimi l'uno dell'altro, ecco i nostri «rivali», affidare, in ul­ tima analisi, al caso, la conquista del privilegio di poter avere finalmente Angelica nelle proprie mani: e l'uno lascia all'altro la metà giusta delle probabilità di essere lui il fortunato. De Robertis chiosa in termini di giudizio «etico» l'apparire del bivio: «Ecco una strada che 'in 133

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