Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

morte. Retrospettivamente Telma si vedeva ora, seduta là con le sue bambole, come la custode di un sepolcro, a vigilare che niente di « più terribile» accadesse. La vigilanza ,di Telma ci riconduce all' ep isodio appa­ rentemente banale dei vigili e, perché no, ai suoi ris:vegli improvvisi. Qualcosa impone che lei non dorma. A questo punto la scoperta che il nome dell'opera­ io falegname · ha una strettissima assonanza con la mate­ ria fiscale passa in secondo piano rispetto a ciò che l'operaio sta facendo: un armadio a muro, dice Telma; ma nel luogo in cui deve essere incassato l'armadio c'era prima una porta, attualmente murata, che dalla sala si apriva nell'anticamera. Ma lasciamo per un momento questa pianta del « luo­ go » di Telma e anche la storia di Telma. Non senza però avere prima accennato a due altri episodi. La figura dello zio, che ha rivelato il collegamento tra la contraddizione insolubile per Telma bambina che la questione delle tasse le presenta e la topografia del « va­ no attiguo», della porta murata, o della falsa porta (la vetrata opaca), richiama a Telma una scena che le è rimasta vivissima: un giorno, salendo in tram con lo zio, questi con un gesto imperioso della mano aveva allonta­ nato - « via, via » - dei ragazzini che occupavano i se­ dili, per prendere il loro posto. Questa imperiosità dello zio ricorda a Telma come lo zio le abbia pagato per molti anni le tasse scolastiche e i libri, e come fosse nei suoi programmi che lei, in mancanza di un nipote maschio, si pr ep arasse a continuare l'attività dello studio. Al con­ trario, Telma aveva lasciato molto presto gli studi, nono­ stante che fino al momento dell'interruzione, apparsa a tutti inspiegabile, avesse sempre primeggiato nella clas­ se. Da questa interruzione era derivato per Telma un sen­ so di inferiorità e di colpa che ancora la paralizza ogni volta che entra in gioco la « cultura». « Via, via» assume ora nelle associazioni che proven- 13

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