Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981
gono e la fabula si dispiega, si aggiunge - e sai-ebbe piò. esatto, forse, dire si «contrappone» - un altro piano temporale, e questa: volta concretissimo : il tempo pre sente del narratore. Un tempo che ha inoltre un suo luogo e un suo centro ben definiti: Ferrara, la corte de gli Estensi, il soggetto che · dice, reiteratamente interve nendo, «io», ben al di là della tradizione - anch'essa classica - della protasi, e dei quasi sempre brevissimi esordi e commiati ai singoli canti dell'Innamorato di Boiardo, che si vogliono imitazione ,di un narrare«po polaresco», da cantastorie. Nel Furioso esordi e commiati vengono a costituire una vera e propria cornice; e se i commiati sono di regola stereotipi, gli esordi con i loro contenuti sentenziosi e riflessivi, la forma di«massima», o, cinquecentescamen te, di«ricordo», che sovente assumono, definiscono un tempo ulteriore, un tempo non più sovratemporale o atemporale, non astratto, ma storico, in quanto tempo dell'esperienza umana dell'autore. Pertanto esordi e com miati producono un esplicito effetto di distanziazione, o, se si preferisce, al pari della macchina teatrale, sotto lineano drasticamente la natura di«finzione» del testo della narrazione (respective, della rappresentazione). Un effetto che Ariosto rafforza sovente all'interno stesso dei canti: «oh gran bontà de' cavallieri antiqui!», il verso citato e ricitato come senhal dell'ironia ariostesca, gio ca, appunto, come sempre l'ironia, su questa operazione di distanziazione temporale. E del pari, nel lungo esor dio del canto XLVI e ultimo, attraverso la figurazione del rallegrarsi deile«belle e saggie donne», o degli«ami ci» per il ritorno del poeta dal suo viaggio nel tempo/ spazio del poema, il luogo di quest'ultimo viene deno tato come luogo «altro» e remoto: il cronotopo, sem pre«artificiale», della narrazione. Tra questi due piani temporali Ariosto scava un cu nicolo di congiunzione: la genealogia immaginaria degli 129
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