Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

« Non era dunque un fatto da poco, una constatazione ov­ via. E avrebbe determinato, se fosse stato vero, un ,futuro sulla Spagna senza scos,se ma senza riscos,sa, , senza rinno­ vamento, un torbido passaggio dall'agonia a una guarigione lenta ·e anoora con i tratti della malattia, ambigua, non uguale a se ·stessa, non del tutto diversa. Neppure una riivoluzione pas,siva, molto meno. » ( 106) Quel fascismo grigio e sonnolento, quel regime stagnan­ te, al margine del massacro (che non era finito con la guerra civile, aveva continuato sordamente negli anni, «fino al 1951, voi non lo avete voluto sapere»), aveva intriso tutto il paese, assimilando il corpo e le articola­ zioni dello stato nazionale, più di quanto non avesse fatto il fascismo italiano. La Falange era un «quasi nulla»: si poteva raccontare «la vittoria di Franco come scon­ fitta della Falange». Il vero franchismo era esercito, ban­ che, «capitale agrario e finanziario» e «repressione allo stato puro». Poteva succhiare e affogare nelle sue acque discorsi e apparati ideologici cresciuti e marciti in super­ ficie; e intanto si preparava (proprio in quegli anni) a «mutare da sé». « Se un fas,ci:smo può mutwsi da sé in' demOCTazia ', ila de­ mocrazia è cosa prossima al fascismo, non ,sono poi così se, parati. » (106) Al nord del paese, si poteva vedere meglio - con la mania che ha una terra occupata di tenere sott'occhio le cose - la maturazione di quel mutamento. Era Martin Santos a leggere il futuro realisticamente nella livida sta­ gnazione del presente: . Amat parlava di una « straordi­ naria insorgenza operaia»; ma quale parte avrebbe scelto quel «capitale basco» dominante e dominato e in ver­ tenza con il «centro»? « Non avrebbe ceI1cato anzitutto un ac:cordo di classe, certo più fluido e moderno, ma con lo stat<;> nazionale?» 123-

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