Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

aveva un'evidenza speciale. Il '39 era vicino a Barcel­ lona, e a Madrid, in modo diverso, e in modo ancora diverso a Siviglia: era vicino con quella disfatta, con lo sfacelo. Eppure era lontano, perché " intanto il tempv aveva continuato a lavorare allo sfacelo. Così, ogni ri­ sveglio - se quello del '62 era un risveglio - nou era un liberarsi da incubi e da ricordi, era un ritrovarsi in uno smarrimento (senza quegli orrori, ma forse più fondo). Senza orrori? La memoria del paese, che si mangia il tempo, nutre elementi d'allucinazione nel massacro . che avvicina. A Barcellona. « Le cattedrali ,sono !luoghi riposanti. Non quella. La por­ ticina laterale · mi proiettò contro una parete scura, coperta di mani marmoree e bianchi piedi appesi, con i ·ceri accesi davanti; accanto, una lapide diceva che qualcosa come. sedi­ cimila monache erano state uccise dai rossi. Benché mani­ festament-e quei realistici arti di marmo fossero là per grazia riceivuta, nella mente mi ,si 1 1egarono alla lapide, come se fossero le mani e i piedi ·di quelle figlie di dio, e la prima comunicazione ohe dovessi ricevere dalla città fosse quel,la di un -lontano massacro. » (19) Lontano? _ E ! Rossana stessa a domandarselo, e subito ri­ vede quella contiguità, quella propaggine: « Nessuno me ne avrebbe parlato · in quel mio viaggio co­ me s-e fosse. più distante di qualche anno, una ferita appena alle spalle, una cicatrke aperta. Nessuno, salvo nel Paese ba­ sco, si comportò come se fossero passati trent'anni e più, una generaziòne e mezza. » (19) Ora pensa che « il logoramento, l'ambiguità, la vecchiez­ za» di tanti suoi incontri spagnoli erano là, in quell'in­ combere del passato, nel non vedere che il tempo era andato. I tre dell'anarchia erano il passato in modo « stra­ ziante». Forse era il modo più vero, perché le loro vite · non potevano essere altro: 120

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=