Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

acque dove« il danno è maggiore», perché« lì c'era terra buona che ora non è più tale » e che tale non sarà«for­ se per un secolo». Quella giornata è la prima di quante giornate uguali? E sono giornate di viaggio, se non è possibile sapere dove si è diretti? Il servo sa la verità, perché egli ha vissuto« il suo presente»: «da taccagno e da furbo me­ diatore», ma lo ha vissuto (135). Il servo dice al principe che è inutile cercare nuove terre: non ce ne sono �< intor­ no, per centinaia e centinaia di miglia»; e anche se si rag­ giungessero nuove terre, si verrebbe scacciati dalla gente che le coltiva. Poi il mediatore vende«profezie», come il suo presente vuole che faccia, menzogne servili che in­ tanto confermano la manèanza di confini, di varchi, di destinazione. ,Il servo mediatore proseguiva dicendo ohe « a lui e al suo padrone non restava che andare avanti, ,di terra in terra, e . 'fi,s,panniare sulle provviste in previsione del peggio, e spe­ rare di esser-e fuori daJ.l'inondazione H più presto possibi­ le» (13'4). Dunque sarà sempre desolazione, come oggi, come ora, tutte le giornate saranno uguali; consumata questa, il racconto non ha più nulla da consumare. Il racconto rappresenta e svela la distesa uguale - senza frontiere, senza passato e futuro - del tempo e dello spazio trac­ ciandovi un breve percorso, consumandovi un momen­ to, dalle prime luci del mattino alla notte. Ma in questo riconoscimento, in questo percorso si compie l'esperienza che il libro tenta di testimoniare, sapendo - come dice, e come si apprende dalla sorda tensione e dall'uniforme caduta delle parole - che nes­ suna esperienza«può essere ripetuta». La lettura compendia quella testimonianza, e come 114

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