Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

lattia, dallo sguardo che la penetra e la patisce, da quella paura. Quest'orlo denega in sé ogni segno e valore di frontiera, nella memoria e nello sguardo è sfuggente, spesso dispare. Colei che compie quel viaggio, così com'è nella memoria del libro ora, non porta alcun segno del personaggio eroe. Non parlo per compiacenza o per iro­ nia: vorrei impiegare qui, come s'adegua al testo e per­ ché giova, con una delucidazione precisa, alla lettura, una misura semiologica 7 • L'eroe è il personaggio che supera, nel suo«percorso», quelle«partizioni» dello spazio in­ terno di un insieme culturale, come«modello di tutto», che chiamiamo«frontiere». L'eroe si riconosce nel«mo­ vimento» come nella fu.nzione sua propria. Solo lui si sposta da un«ambiente» all'altro; gli altri personaggi, che agiscono e si muovono dentro i confini del loro am­ biente, hanno per carattere la«fissità» in cui si rico­ nosce ogni struttura del mondo. Nel libro di R. si percorre, si indaga, con la memoria di un viaggio, una fissità sofferta e inquietante: poiché non c'è frontiera e divario, c'è solo quell'orlo sfrangiato che si confonde e si perde, tra l'«ambiente» d'allora e quello in cui si sta ora a ricordare e a decifrare 14uel viaggio, e persino il tempo sembra una distesa intorbi­ dita e uguale di passato e di presente. Sembra impossi­ bile custodire in sé e argomentare - come fanno gli «eroe mobili» -«la possibilità di distruggere una data classificazione e di affermarne una nuova» 8 • In questa · «fissità» e uniforme impaludamento di tempi. e di luoghi, porta un alone d'involontari presagi e suscita increspature malinconiche il tono scanzonato con cui Rossana, allora, nel sorvolare frontiere, era solita (le pare di ricordare) specchiarsi nel suo personaggio, non certo di eroina. « Poi mi do de1la scema e bruscamente, a una svolta del primo piano, scendendo verso le partenze, incontro la mia 111

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