Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

uomo, la cui vita ha la ventura di una« breve luce», una società, che non sappia pensarsi e ripetersi che qualcosa « ha da essere atteso», non può liberarsi dalla propria dissoluzione. Il modo è quello (anche per un uomo): bi­ sogna sapersi pensare nel margine sottile, impervio tra l'astrazione perfetta dei sogni della ragione e il plumbeo peso del suo sonno. Quel sonno,« quella persistente as­ senza di forma», che Rossana vede nel presente ma­ lato: « E' la grande depressione; non quella economica. Quella degli anni settanta, dei quali forse gli storici diranno che ,!'economia fiorì, or,ebbero le cose e perirono 1soltanto gli uo­ m1ni. » (139) In questa visione, nel suo elemento di paura, si ri­ sveglia la memoria del viaggio: « Questa paura doveva farmi tI'ovare, appena mi voltavo indietro, la Spagna di allora, e non altri momenti, altre sto­ rie.» (,138) Ormai è chiaro (ma si sapeva nel domandarsi: è andata proprio e soltanto · così?) che anche le cose della memoria (e dello stile) non erano andate in quel modo così sem­ plice: « una puntata al giorno» da scrivere per il gior­ nale, qualcosa di pronto da raccontare, le misure strette della stesura, i tempi« imperativi», e il linguaggio ellit­ tico, che sembra adattarsi per esperierizà. consumata a tutto questo, ed è, comunque, segno e nodo dell'oggetto e dell� decifrazione, porta il risalto e le giunture dell'uno e dell'altra, così come stanno in quel corpo di realtà, di avvenimenti, di vite, che occupa il passato e il presente, si affronta alla scrittura, e non si può · « ripensare». Tra il passato e il presente, tra il luogo del · viaggio lontano (la Spagna del 1962) e quello in cui ora si ricorda e sì scrive, non corre un confine netto: c'è piuttosto un orlo sfrangiato e labile, disseminato e confuso dalla ma- 110

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=