Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

e un po' d'acqua, in « una ciotola di stagno». Dunque il principe, già nella verità dell'ora che precede il giorno, si stringe alla, povertà di ciò che è vero e vivo, e chiede a Dio signore (che egli ama per quello che di lui non sa e loda nella sua « infinita piccolezza») di lasciarlo a se stesso, « dentro » se stesso, « confitto a capo all'ingiù in questa terra di ghiaccio», che sta attraversando (29). Non bisogna pensare aridamente le figure della ra­ gione che hanno vita nei due testi. Ali'origine delle due figure, nella loro sostanza, nel modo in cui solcano e pervadono gli elementi e i tempi di un mondo immagi­ nario, in un testo, di paesi reali, nell'altro, intridendo di nutrimenti o di veleni due nature e due ordini diversi di scenari, si raccoglie, e andrà spiegato nei motivi con­ gruenti e in precise differenze, un significato essenziale, cui è affidata per tanta parte anche ]a sorte di questa lettura. La quale intanto è attratta dalla distanza che si guadagna, in un racconto e nell'altro, daHe perfette astrazioni - « sublime » razionalità di missioni e com­ piti inventati, di sogni, di progetti, si dice nel racconto del principe, « totalizzazioni arroganti e semplificatrici », dice Rossana - per cercare in una « corporea consisten­ za» (C.), dentro il suo orizzonte, « cum grano salis, senza furia, senza eccessi di passione» (R.), per « fare con po­ co, risparmiando illusioni» (C.), per pensare alla « ne­ cessità di una forma», sapendo distruggere le vecchie, «ragionevolmente», nel « modo così abominato» dai portatori di totalizzazioni (R.). Molti segni e motivi gravitano nella miseria del tem­ po e delle cose. Quelli di un testo si svolgono, proprio qui, in un guadagno di certezza aspro e duro (come i semi · che gli uomini « raccattavano nel fango, sotto .la crosta di ghiaccio»): 108

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