Il piccolo Hans - anno VIII - n. 31 - luglio-settembre 1981

boia, della materia e della specie del conte phiiosophique, questo contegno, detto per primo, è conforme: biso­ gnerà vedere come si concreta, i tratti caratteristici che assume nelle articolazioni del testo. Intanto il peso della scrittura è portato da una figura dell'immaginazione, grava nella storia narrata, sulle spalle del servo: « E' compito dei ,servi raccontare le storie, falsi f icare i fatti, tramutarli in difìferenti linguaggi» (158). Qui ci troviamo a spartire col servo una responsabili­ tà; come accade continuamente che l'intreccio favoloso e la vita chl la lettera vi investe, in corpi luoghi vicende, porti una luce, una cosa o l'altra della realtà, della no­ stra stessa vita. Tutto però, nella materia, nello svolgimento, in ogni sorte individuale, è governato dalle leggi della forma: l'universo del libro appartiene compiutamente alla sua ideazione e alla sua scrittura. E' il segno della padronan­ za, quell'« unità» che la memoria di R. per una volta invidia. Anche l'allegoria sembra non aver peso nella let­ tera: le sue attitudini e il suo valore obbediscono, come un riflesso o una memoria, a quello che accade nella sfe­ ra autonoma del racconto. La materia e la legge appar­ tengono a questo universo, e l'allegoria tiene dietro, spon­ taneamente. In questo contegno, l'allegoria del raccon­ to non porta molti segni barocchi, poiché non sono i fram­ menti della realtà, le cose affioranti nella fragilità della natura a comporre il gioco dei rimandi, ma sono l'ordi­ to, il tempo, le essenze di un'immaginazione a significa­ re, nella loro compagine, la realtà, questo o quest'altro della storia, della nostra vita. Hanno anche questo significato gli elementi di fiaba intrecciati nel racconto: il tempo e lo spazio non si· tuati, fuori della storia, il principe e la sua malinconia. Sono verità e potere dell'allontanamento, della distanza 101

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