Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

Le figuTe è come se fossero staccate dalle cose. Hanno la qualità delle ombre. Quel peso, quella non-identità, quel seguire-e,srfuggire... E che cdsa c'è, in mezzo, tra le .figure e le cose che figurano? Quale vuoto? Che distanza? Eccolo, il non figurabile! Neanche « il profondo», a quelle profondità, credo, funziona... Si prova anche una specie di ansia nel dipingere e nel guardare un dipinto. Come se il dipinto - ogni dipinto - nel momento stesso in cui lo vediamo ci rivelasse l'assenza di qualcosa di molto impoo-tante. Non è qualcosa che manca rtel dipinto, ma è qualcosa di cui la presenza del dipinto ci mostra l'assenza. C'è qualcosa di comico... Forse lo sguardo che può fissaT� il tragico senza rrestame · abbagliato è · 10 sguardo che viene dal comico. Nel comico rridiamo di ciò che è presente come. se ci riferissimo non ad un esisere a,utentico (alla verità: di cui non sarebbe il caso di -ridere) ma al niente. A che cosa si riferi'5ce un di­ pinto? Si dice: rappresenta,re, rappresentazione... Ma · se è sem­ pre l'assenza, che è in scena! -Fra la pittura e la cosa c'è la stessa distanza che c'è f.ra la cosa e l'occhio che la ,guarda. Già, una specie di triangolo equilatero. « Video !cille,d the radio '5tair»: · sono le parole di una can­ zone. La « stella della radio» è la parola. Il video, tutto il vedere, l'ha veramente uccisa, oggi? Il linguaggio delle parole si è come gonfiato - irresponsabile. Svapora. Ma le imma­ gini - la pittura - fanno parlaire. Ed è al linguaggio delle parole che è riservato l'uso del verbo essere (con qualcosa che quella , parÒla si porta dietro, impigliata...) _ Le immagini del dipinto aspettano -le pairole, ma prima che queste le. toc­ chino, si spostano, vanno via. NOID rispondono mai, le imma­ gini, ai nomi con cui vengono chiamate. Ma il richiamo non può non fallSi ,sentire. (Ancora una . questione di distanza. Non c'è altro). 98

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