Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

Ci allontaniamo, dal grande corpo totale, o andiamo ver­ so di lui? Ce ne allontaniamo e andiamo verso di lui. (E' qui che Eros e Thanatos lavorano insieme). Analogo è il nostro rapporto - con le .figure di un dipìnto. Nelle «Tesi», Benjamin dice che l'angelo della storia procede con le spalle al futuro, guardando le rovine della storia - davanti ai propri occhi. 1'11 quello sguardo è il tragico. I disastri oggettivi di una certa cultura «di -sinistra» sono la conseguenza della sua osti-nazione nell'escludere il tragico, nell'occultairlo: nel rimuoverlo. Ora quel rimosso sta tor­ nando - in sintomi orrendi. Nei miei quadri della serie del- 1'·«Angelus novus», angeli cadevano, precipitavano. La memoria è memoria della totalità originaria - e i sin­ goli ricordi non ne sono che frammenti, parti separate. Il progetto è progetto di ricomposizione della totalità origi­ naria - e i singoli proge.tti non ne sono che frammenti, parti separate. E' questo che isi vede · nella pittura, nel suo pre- 1sente assoluto? Il desiderio è desiderare. Ciò che ·si desidera è un oggetto provvisorio - sostantivo vicario di un verbo. Ciò che si de­ sidera non è che la forma manifesta di una struttura pro­ fonda, ancora tesa a cercaire dietro le figure (che inutilmente lo ispecchio, o il dipinto, cerca di fermare) il grande co.rpo totale, origina,rio, -senza limiti. «La rosa è un fiore»: -si lascia la rosa e si va a, l fiore. Ma dal fiore non si torna ·alla rosa. Il soggetto � lasciato. E' dato per essere tolto. Il soggetto muore nel predicato. (Per essere, si separa e muore). Si può parlare di soggetto e predicato, davanti a figure dipinte? Credo proprio di no. Questa specie di iseparazione è impossibile. La figura non si sposta, non si appoggia ad altro. Si mostra, e basta. Lo sguardo i11'0'11 tollera questo moltiplicarsi di piani. Le figure non sopportano predicati. (Noi possiamo dire: «Quella fì- gura è la tal ,cosa». Ma non possiamo dipingerlo). 95

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