Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

Abraham e Ferenczi, erano •con Freud a San Martino di Ca­ strozza nell'agosto del 1913. E, mentre il riferimento, più in­ terno, dei curatori italiani d�lle Opere (vol. VIII, p. 171) ,sot­ tolinea il nesso tra questa breve nota e Lutto e melanconia, scritto nello stesso anno, qualche mese prima, Rella solle­ cita il testo freudiano per includerlo nel vasto quadro della cultura · viennese - ed europea - del primo _ quindicennio del seco1o. Vi è intanto, egli osserva, un quarto interlocutore silen­ zioso, Nietzsche, testimoniato non ,solo dalla figura/presen­ za di Lou Salomè, ma dalla espressione impiegata da Freud, « un ritorno eterno», a caratterizzare . il «rifiorire della na­ tura» dopo l'inverno. E vi è, più in generale., l'assunzione della caducità a criterio permanente, la consapevolezza cioè che nella caducità (o «precarietà», come intitola Rella il 1 suo capitolo) occorre saper vivere: anzi questo è il «tem­ po», segnato ,dalla autocoscienza, della nuova cultura, e ne segna lo stacco dalle certezze della ragione classica. Si potrebbe forse aggiungere - contro coloro che, come già avvenne con Marx, vogliono fare dell'opera di Freud una Bibbia, o un Talmud ove tutto è stato spiegato - che il tempo della precarietà è -segnato dal rifiuto di dare per scontato, per via di sistematizzazioni più o meno logicizzanti, che tutto si spiega, che tout se tient. Freud, ritornando ,sul lutto, dopo le analisi del saggio che gli aveva dedicato, af­ ferma: «Ma perché questo di,stacco della Jibido dai suoi oggetti debba essere un processo così do1oroso resta per noi un mistero ,sul quale per il momento non ·siamo in grado di formulare alcuna · ipotesi». Sul lutto Freud tornerà, per accenni, in Una nevrosi de­ moniaca nel secolo decimosettimo (1922), e di nuovo, più ampiamente, in Inibizione, sintomo e angoscia (•specie nel paragrafo C del capitolo 11), apportando nuove precisazioni e nuovi contributi sui nessi e sulle distinzioni tra angoscia, dolore, e lutto. Ma ancora ripeterà: «... in ogni ca ' so ram­ mentiamo che anche discutendo del lutto non abbiamo po­ tuto capire perché esso sia così doloroso», ribadendo così indi , rettamente che proprio ciò che sembra ovvio nel quadro di una psicologia «classica» è sovente i.I più «misterio­ so». (m.s.) 89

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