Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
fu l'affidamento prematuro alla istitutrice tedesca; in vece delle « cure» sostanziali del bambino e della sua formazione, ne avevano scelto una formale. Una« educa zione accurata» era il termine assunto come motto di famiglia. Nel caso di G. ne vediamo una particolare va riante the si concretava nell'educare a vergognarsi. La vergogna, nella nostra cultura, scrive Erikson (1956), facilmente porta al senso di colpa, e la collera, l'aggressività può agevolmente . dirigersi contro il pro prio io. Colui che si vergogna si sente come se gli occhi di tutti si concentrassero sulla SU:;l persona e, conseguen temente, il soggetto si percepisce insicuro e imbarazzato. La vergogna si manifesta con la tendenza a celare il pro prio volto e con il desiclerio di« sprofon�are sotto terra». Il bambino · che si vergogna vorrebbe costringere il mon do a non osservarlo; vorrebbe cavare gli occhi a tutti, ma finisce per desiderare di divenire, egli stesso, invi sibile. Il bambino può venire mortificato anche con la messa in rilie _ vo di un sentimento in questo periodo predomi nante in lui, del sentimento della avarizia. Questo senti mento, -in modo paradossale, si determina quando il bam bino impara a stare in piedi e quando la sua piccola sta tura e debolezza, relativamente all'ambiente, gli diventano evidenti. Imre Hermann (1943) così scrive del sentimento di vergogna: « La vergogna è un sentimento indotto, un im·perativo che pretende la dipendenza, la schiavitù. IL sen timento della vergogna porta all'oggettivazione della per sonalità. Colui che prova vergogna sente di doversi ·mu tare in oggetto, così come lo schiavo non è che un og getto apersonale. Il sentimento di vergogna . costringe alla lacerazione di sé: non stacca lo svergognato dal 'sé', ma lo esclude dal gruppo. I fatti che provocano l'impera tivo alla vergogna possono · essere dei fatti accettati o condannati dalla comunità». 79
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=