Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

tentativo continuo çli sfuggire alle insidie dell'inganno giocando tutti i giochi per cui può passare l'inganno, a cominciare dal dubbio metodico per arrivare appunto , alle ipotesi estreme (proprio nei Principii Filosofici) di arbitrarietà del segno - del sogno. Ovvio che sul sogno esploda la distanza tra Descartes e Freud. Nonostante la simile attitudine a fare del sogno l'oggetto principe della ricerca e dell'analisi e a ritrovarvi una leggibile attività di pensiero, l'assenza assoluta in Descartes di qualcosa che rammenti o prefiguri l'inconscio impedisce ogni ul­ teriore omologia. Allora, conviene tornare un momento alla cera, quella di Descartes e quella · di Freud. Descartes terrorizza con freddezza la propria ragione mediante le forme finte dalla cera, che possiamo immaginare modellabile e m�nipolabile fino a un perfetto raddoppiamento della realtà. Anzi, fino all'ipotesi di un intero «mondo di cera» in­ torno àl soggetto. In una sorta di vuoto temporale, il mondo potrebbe essere cera finissimai;nente modellata dallo spirito maligno. Solo il tempo potrà soccorrere se­ condo Descartes il soggetto, permettendogli di distin- · guere il mondo del dio buono da quello del genio cat­ tivo. In realtà - assolutamente identici. Non a caso, il tempo risulta - con «Dio» - il concetto meno auto­ criticato del feroce progetto autocritico cartesiano, come era significativamente stato anche nel rifugiarsi aristo­ telico nel senso comune (a proposito del ' tempo '). Cosi, solo il tempo lasciato libero dall'aggressione critica per­ mette a Descartes di sfuggire al doppio come massimo terrore allucinatorio della ragione. Di sfuggire alla pos­ sibile doppiezza interna della sostanza, che ne impedi­ rebbe la definizione, la parola certa, lasciando intatta però ogni possibilità di descrizione. In questo resistere all'indifferenza scientifica men­ tre la fonda è uno dei tratti affascinanti non nascosti 69

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=