Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

getto arcaico, rispetto alla realtà della registrazione che costituisce i nostri giorni. Abbiamo visto come (certo, per me) il suo lato magico avesse di gran lunga la me­ glio sul lato riproduttivo. Oggi la riproduzione, la regi­ strazione · della realtà, al di là del problema di quale reale o immaginario costituisca poi · la riproduzione-re­ gistrazione, sostituisce largamente il ricordo e la que­ stione della memoria. E il notes magico di Freud, con la sua tavoletta di cera - ancora così «antica» - sem­ bra ancora più arcaico. Ma conviene ricordare e notare (con Derrida) il sin­ golare coincidere di questo elemento, la cera, come ma· teriale principale per gli esempi finzionali della teoria, in due riflessioni - come quelle di Descartes e di Freud - così decisamente tese a smontare e ricostruire la mac· china-uomo. La cera, come evidente figura del modello, e insieme come materia stessa del modello scientifico. E, sconfinando un po' dalla scena della scrittura · su cui secondo Derrid� si istituisce il modello freudiano, la cera risulta tratto comune di due messe in scena tempo­ ralmente diverse che si situano - fingendo il soggetto come oggetto e poi campo del sogno di entrambe - come diverse ipot'esi estreme lungo la stessa traiettoria dal notes magico ai milleuno notes. La tematica della memoria, p.es ., non è quantitati­ vamente rilevante in Descartes, ma il disporsi delle per- . cezioni e la meccanica delle idee sono ·fortemente carat· terizzati dalla perenne paura cartesiana di non riuscire a ricordare (in modo magari chiaro e distinto), a sapere, a ricordare ciò che si sa. Se po.f pensiamo che Descartes - nelle Meditazioni Metafisiche, ma ovunque - oscilla tra la ricerca di CO· dici di decrittazione e l'ipotesi · di figure di cera, per­ fetti automi al posto degli uomini, si chiarisce il suo 68

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