Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

respirasse, dormisse, sognasse. Solo a tale còndizione la vita vera, il tempo puro, potevano essere preservati e, all'occorrenza, risorgere. Questo spessore, questo oblio, questo spazio, sono essi a dare al ricordo il potere - rileggiamo (T.R., p. 166) -, di farci « respirare un'aria nuova - nuova pro­ prio perchéè un'aria che siè già respirata altra volta - aria più pura che invano i poeti hanno tentato di far regnare in Paradiso, in quanto essa non può darci co­ desta profonda sensazione di rinnovellamento se non a patto d'essere già stata respirata, i veri paradisi es­ sendo i paradisi che abbiamo perduto». Una frase, que­ st'ultima, che è facile - e così è avvenuto - leggere nella chiave romantica della nostalgia, un senso che - mi sembra - il Narratore si affretta a smentire, quan­ do precisa, due pagine dopo (168): « Soltanto un mo­ mento del passato? Molto di più, forse, qualcosa che, comune tanto al passato quanto al presente, è molto più essenziale di entrambi». Torniamo così a quel simultaneamente che avevamo sottolineato all'inizio. Ciò che il Narratore della Re­ cherche, -di questa sinuosa interrogazione sul tempo, per­ viene a ((trovare»è l'atemporalità, l'interruzione, o ad­ dirittura la fine del tempo: « Un attimo affrancato dal­ l'ordine temporale ha ricevuto in noi, per percepirlo, l'uomo affrancato dall'ordine temporale. E che costui confidi nella propria gioiaè comprensibile, anche se il semplice sapore di una maddalena non sembri logica­ mente contenere i motivi di tale gioia, è comprensibile che la parola morte non abbia più senso per lui, situato fuori del tempo, che dovrebbe mai temere -dell'avveni- re?» (T.R. 169). Qualcosa accade, in questo incontro del presente col passato, che ha attinenza, semmai, con il sogno: << Or­ mai non m'avveniva che in sogno; dormendo, che un luogo mi si distendesse davanti, composto di una ma- 59

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