Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

A me la questione si presenta in termini diversi. Che cosa fa sì che la Recherche sia quella che sia, con le sue migliaia di pagine, centinaia di nomi - di persona, di luogo - minuziose ricostruzioni di eventi « micrologi­ ci»? Che cosa fa sì, cioè, che Proust non abbia invece isolato - e l'esempio di Mallarmé non gli era certo ignoto , né distante - quei rar- i momenti di « vera vita», di «vlta pura» che riesce a ritrovare - o a costruire? - al termine della sua ricerca, nella forma, per definizio­ ne «pura» della lirica, del poeme? Domanda che, in altro contesto, pot1:ebbe apparire oziosa, ma che qui non mi sembra del tutto priva di una sua legittimità. Appa­ re infatti evidente - e sia Jean Santeuil, sia il modo co­ me fu accolto da parte di molti Du coté de chez Swann possono forse confermarlo, che l'immenso spessore della Recherche rappre�enti una straordinaria metafora del­ l'oblio: ma questa volta, con funzione rovesciata, come la condizione necessaria, cioè, per l'emergenza, la re­ surrezione del «tempo puro». «Era questa cognizione del tempo incorporato, degli anni passati non distinti da noi, che avevo ora l'intenzione di porre così in risalto · nella mia opera - » (T.R. p. 335). Perché il tintinnio del cucç_hiaio nel piatto al ricevimento Guermantes facesse risorgere il campanello che segnava il momento in cui « finalmente Swann se n'era andato e ...la mamma stava per risalire» (ivi, p. 334), « bisognava che non vi fosse stata discontinuità, che io non avessi preso un solo istan­ te di riposo, che non avessi mai cessato di esistere, di pensare, di aver coscienza di me, poiché quell'attimo co­ sì lontano aderiva ancora a me, e io potevo ancora ri­ trovarlo, -tornare a lui, solo discendendo più profonda­ mente in me». Era cioè necessario che uno tra i molti <<io» che il Narratore riconosce e individua, frequentas­ se con Gilberte il Bois de Boulogne, _ si unisse alle jeunes filles en fleur, frequentasse i salotti parigini, viaggiasse, 58 .