Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
e come faremmo per una legge · della natura. Ma tale scoperta, che l'arte è in grado di farci fare, non era in fondo la scoperta di quanto dovrebbe esserci più pre zioso, e che di solito ci resta per sempre ignoto, la no stra vera vita, la realtà quale l'abbiamo vissuta, e a tal punto diversa da ciò che crediamo da colmarci d' _ una così grande felicità allorché il caso ce ne porta il vero ricordo?» La vera vita, il vero ricordo. Teniamo presenti que ste espressioni. Poiché il ricordo nasce dal tempo, né può essere sostituito dalla sensazione attuale, presente. «Sentivo una felicità invadermi, e intuivo · che stavo . per essere arricchito da quella pura sostanza di noi stessi che è un'impressione passata, un po' di vita pura con servata pura (e che possiamo _conoscere solo conservata, perché, nel momento in cui viviamo, essa non si presenta alla · nostra memoria, _ ma mescolata a sensazioni che la sopprimono)» (CSB, p. 5). Se Freud ci offre la dimostrazione strutturale del fatto - a prima vista così singolare - che percezione e memoria si escludono a vicenda, il Narratore scopre . a sua volta la verità or ora enunziata. Verità, per lui, chiave, giacché non solo giustifica, ma rende necessario il tempo che una sommaria psicologia vorrebbe, nel senso in cui spiega questo aggettivo, «perduto», wasted. Perché il ricordo possa «risorgere», e con lui il fram mento luminoso, «p�ro», «vero» della · «realtà quale l'abbiamo vissuta», è indispensabile che s'interponga la cesura dell'oblio. All'oblio il libro di Macchia dedica un capitolo ricco di suggestioni, nonché di rimandi alla «clinica» e alle teorizzazioni dei Bergson, dei Ribot, degli Egger. Vi tro viamo - tra l'altro - l'affermazione che vi è una distan- za incommensurabile, o addirittura un'opposizione tra l'atteggiamento di Freud di fronte alla «dimenticanza» e quello di Proust. 57
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=