Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

sentato (e già dal Progetto e dalla Lettera a Fliess del 6 dicembre 1896) come fortemente strutturato. Nella Re­ cherche proustiana voler trovare qualcosa di simile sa­ rebbe - penso - una forzatura. Rimane tuttavia il fatto che in essa H Narratore si pone reiteratamente il pro­ blema del rapporto tra percezione (sensazione) e me­ moria, e ne prospetta una so]uziorie che, pur dissimile - da quella freudiana - ne riprende, e ripropone, per� · lomeno alcune istanze. Per il Proust - lo abbiamo vi­ sto - di Contro Safnte-Beuve la sensazione, rappresen­ tante di ciò che egli chiama un «oggetto materiale» (la maddalenina, l'irregolarità del pavé, il tintinnio del cùc- . chiaio) giace, come morta, entro la nostra psiche. Può «risorgere» - il termine è questo, o altrove un suo sinonimo - oppure rimanere per sempre sepolta. E' cioè, in un luogo diverso dalla coscienza; né la coscienza è in grado di evocarla attraverso la memoria volontaria, po­ sta al servizio dell'intelligenza. Quest'ultima infatti, de­ pauperando gli oggetti, li riduce al loro «freddo fanta­ sma» (p. 5). Tre destini perciò si dischiudono per le nostre sen- · sazioni: l'oblio totale, la morte; un richiamo artificioso . alla memoria, ma, per dir così, non alla vita; e infine la «resurrezione», simultanea ad una nuova sensazione, in una «vita pura», in un - «tempo puro». Si potrebbe tracciare uno schema di questi itinerari possibili. Ci servirà forse, a facilitare ulteriori osserva­ zioni e precisazioni. In questo schema, come vedete, ho introdotto, tra parentesi quadre, un elemento cui finora, in questa parte, ho - appena accennato: il tempo. Esso infatti, nella costru- 53

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