Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

nosciamo, la chiamiamo, ed essa viene liberata. L'oggetto in cui si nasconde - o, meglio, la · sensazione, perché relativamente a noi ogni oggetto è sensazione - può darsi benissimo che non l'incontriamo mai. Quell'og­ getto è così piccolo, talmente sperduto nel mondo, e ci sono così poche probabilità che abbia a trovarsi sul no­ stro cammino!». Dopo questo passo, Proust fa -due esem­ pi di oggetti «ritrovati»: il pane abbrustolito nel tè (che diverrà, con varianti, la celebre madeleine della Recherche) e 1e «lastre di pietra mal livellate» di un cortile che gli ricorderanno Venezia (rielaborato, come si è visto, nel Tempo ritrovato). E prosegue: «Non solo - l'intelligenza nulla può fare per queste resurrezioni, ma, inoltre, quelle ore del passato si vanno à rannicchiare solo in oggetti in cui l'intelligenza non abbia cercato di incarnarli. Gli oggetti in cui avete cercato di stabilire in modo cosciente dei rapporti con l'ora che andavate vivendo �on le daranno mai asilo. Non solo: ma, se mai qualche altra cosa varrà a resuscitarli, _ essi saranno spo­ gli di poesia, se rinasceranno con lei». E ci offre ancora un esempio: quello del «camposanto del villaggio», degli «alberi rigati di luce», dei «fiori balzachiani» visti, «acquisiti dall'osservazione volontaria e perduti -per l'osservazione poetica», pur nell'emergere, al suono di un cucchiaio nel piatto che aveva prodotto un suono identico a quello del martello del ferroviere, dell'«ora · bruciante e accecata in cui quel rumore era risonato per me e tutta quella giornata nella sua poesia» ( Con­ tro Sainte-Beuve, pp. 5-6). L'attenzione, la memoria volontaria, non solo non suscitano - o resuscitano - i momenti perduti, ma, depauperandoli degli affetti, li escludono dalla «poe­ sia». «Giacché - e qui siamo nel Tempo ritr.ovato (p. 174) - le verità che l'intelligenza coglie -direttamente, scopertamente, nel mondo della piena luce, hanno qual� cosa di meno profondo, di meno necessario di quelle 49