Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

l'oblio, - argomenti, questi, del nostro discorrere - in qualche modo si avverte la presenza delle letture di Monsieur Proust, di quell'altro io, appunto, «diverso da colui che dice je ». Ricorrendo all'artificio di chiamarlo, nel titolo, «Marce!», ho cercato di situarlo - questo io ambiguo che «teorizza » sulla psiche, in una zona in certo qual modo intermedia tra il Narratore e il Signor Proust, colui che legge libri di psicologia e di psichiatria, e su di essi riflette. Ma veniamo alla Recherche: è ormai largamente pro­ vato, dall'ampio materiale raccolto intorno alla teoria del romanzo, come l'incipit (le prime righe) e l'explicit (le ultime), abbiano sempre, nei grandi testi letterari, un'importanza pregnante, tale anzi, in molti casi, da of­ frire la chiave, o il senso, della intera narrazione. Sull'incipit della Recherche, «Longtemps je me suis _ couché de bonne heure» è stato osservato -:- tra l'altro da Giuliano Gramigna su « Il piccolo Hans » - come la presenza, in sole otto parole, di due espressioni tempo­ rali, longtemps e de bonne heurè e della duplice indicazio­ ne del soggetto, je e mai segnino - come la petite phrase della suonata di Vinteuil è, per così dire, il rappresentante del suo intero svolgimento - il là di tutto il romanzo. Vorrei aggiungere - e francamente non so se ciò sia �ià stato rilevato pella sterminata bibliografi� su Pro· ust - che un'altra indicazione, non secondaria, ci offre la lettera di questa brevissima enunziazione. Bonne heure, «buonora», . suona, fonologicamente, in Francese, pressocché come bonheur, felicità. Quest'ultimo termine, assente nella lettera del testo, tuttavia agisce, e con forza. ) . Le bonheur, la felicità ,- ci sarà molte volte sug- gerito nel seguito, è nel sonno, nell'oblio, nella sepa­ razione dal mondo, nell'annullamento del tempo. In quel sonno che così spesso il Narratore vanamente insegue, in quell'oblio che si illude di trovare nella frequenta- , 41

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