Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

sumere «una neutralità oggettiva rispetto alla posizione che Proust prende 'contro Sainte-Beuve '»: una neutra­ lità, del resto, forse un po' dubbia, se leggiamo, subi _ to dopo, che: «Ciò che solo importa è in effetti una verità che attiene a quanto, nel suo disvelarsi, il messaggio condensa» (Jeunesse de Gide, Ecrits, p. 741). E tuttavia, nell'intitolare .la mia comunicazione Il notes magico di Marce[, non ho soltanto, questa volta, ceduto al fascino, o alla civetteria, dell'allitterazione o della paronomasia. La scelta è legata a un interrogativo """"". e ad una, opinabile, risposta. Non mi propongo qui di pormi come critico letterario, ma di tracciare, sia pure in primissima approssimazione, un profilo di ciò che dai testi di Proust . si configura come qualcosa che ha almeno una certa attinenza con uno (( schema )) di «apparato psichico», per adoperare la terminologia di Freud. E qui, in quest'ottica particolare, mi sembra po­ tersi affermare che nel je dei Narratore, vi è pur qual­ cosa del Proust «mondano». Di quel Proust che non solo leggeva e meditava Matière et mémoire del suo lon­ tano parente d'acquisto Bergson, ma conosceva le ri· cerche di Charcot, Du Boulbon, uno specialista di ma­ lattie nevose, Dubois, Ribot, Dejerine, medico . alla Sal­ petriere, Jean Camus, Philippe Pagnier; e sarà in. cura da Paul Solliers, che dirigeva la clinica Billancourt di Boulogne-sur-Seine ed era uno studios9 dei problemi della memoria. Non seguiremo l'iter di queste letture: chi voglia sa­ perne qualcosa di più potrà rifarsi alla minuziosa bio­ grafia di. George M. Painter o, per alcune sottili infe­ renze e deduzioni, al recente Angelo della notte di Gio­ vanni Macchia (Milano, Rizzoli, 1979). Giova forse . ag­ giungere soltanto che non risulta che Proust abbia cono­ sciuto direttamente l'opera di Freud. Si voleva unica­ mente indicare come, allorché il Narratore si sofferma, nel testo della Recherche sulla memoria, la sensazione, 40

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